Tra il rosa e il bianco. Un progetto per riambientare la cava di pietra di Monte Pelato a San Terenziano, in Umbria

È tra il rosa e il bianco il colore. Una conformazione calcarea compatta l’ha resa, nei secoli, un ottimo materiale per la costruzione di edifici, civili e religiosi, che costellano tanti borghi e città dell’Umbria e del Centro Italia.

È tra il rosa e il bianco il colore. Una conformazione calcarea compatta l’ha resa, nei secoli, un ottimo materiale per la costruzione di edifici, civili e religiosi, che costellano tanti borghi e città dell’Umbria e del Centro Italia.  Questa “Perla Rosa” (https://frequenzafuturo.it/la-perla-rosa-dellaltopiano-petrosiano/) stratificata nell’altopiano che, proprio nel cuore dell’Umbria, collega la parte bassa della Media valle del Tevere con il sistema montuoso del Monte Martano è, ancora oggi, un materiale molto apprezzato nell’attività edilizia. E, come tutte le pietre, i segni che lasciano sul territorio non sono solo quelli degli edifici che hanno contribuito ad erigere e abbellire, ma anche le ferite inferte con le cave di estrazione.

E di cave parliamo qui. Di una, in particolare, quella con la storia più controversa. Quella che insiste nell’area apicale di Monte Pelato, situata a ridosso del paese di San Terenziano, il principale tra i borghi che sopra questo altopiano “petroso” sono costruiti e abitati. Siamo nel comune di Gualdo Cattaneo, in provincia di Perugia, e nel sistema dei monti pre-Martani, in cui l’ Altopiano si inserisce, che vede coinvolte almeno altre tre altre frazioni oltre alla sopracitata, e cioè Grutti, Barattano e Le Torri. La storia della cava del Monte Pelato, avviata nel 1997, rappresenta un capitolo significativo ma controverso nella cronaca di questo paesaggio, dove la natura e l’attività umana hanno interagito per decenni, spesso senza una piena condivisione di intenti tra la comunità locale e le istituzioni. Questo sito incarna la continua lotta per trovare un equilibrio tra sfruttamento del territorio, crescita economica, preservazione dell’ambiente e miglioramento della qualità della vita. Dopo numerosi contrasti, l’attività estrattiva della cava, situata in una zona più elevata e caratterizzata da maggiori impatti ambientali e minori benefici economici per la regione, è giunta alla sua conclusione all’inizio del 2024. Questo epilogo è stato possibile grazie all’azione risoluta e condivisa del Comune di Gualdo Cattaneo, dimostrando un raro ma significativo momento di azione politica bipartisan. Nel frattempo, si continua giustamente a sostenere le cave delle aziende locali. Esse oltre ad avere minore impatto perché non in altura, valorizzano appieno la bellezza della pietra rosa, (non triturandola come nel caso di specie), con grande valore aggiunto  creato anche dall’ indotto con numerosi posti di lavoro sul territorio.

Quale futuro per Monte Pelato?
E ora guardiamo al futuro. Per il Monte Pelato si apre una necessaria fase di riambientamento, con la definizione di un progetto che riporti equilibrio nel paesaggio naturale e assicuri che la sua bellezza e integrità, seppur sfregiate, siano mantenute per il futuro. Perché è facile sbagliare, adesso.

Una cava di pietra dismessa rappresenta sempre una sfida ambientale significativa che va affrontata tenendo ben presente la dimensione ecologica e antropica del territorio in cui insiste. Riambientare una cava di queste proporzioni, deve essere una opportunità per la comunità locale, sia sotto l’aspetto del controllo ambientale, della biodiversità e della sostenibilità che dal punto di vista economico e sociale.

La riqualificazione potrebbe comprendere la realizzazione di parchi tematici “adventure”, la valorizzazione di ambienti naturali e la creazione di spazi dedicati a attività ricreative, sportive o amatoriali. Queste iniziative potrebbero avere un impatto sia sul turismo che sul territorio circostante, oltre a rappresentare una grande opportunità per costituire una rinnovata continuità antropica tra le frazioni dell’ altopiano.

Se è vero che da ogni problema può nascere una opportunità, diverse soluzioni possibili da valutare, sulle quali è necessario aprire un confronto non solo all’interno delle comunità coinvolte ma con gli attori istituzionali e della società civile locale ma anche regionale, data la centralissima collocazione del sito, visibile da praticamente ogni angolo dell’ Umbria. Perché, ogni porzione di territorio è parte di un sistema più ampio e complesso in cui si intersecano storie di sviluppo turistico, di identità culturale, di innovazione e benessere.

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Autore

Andrea Boni
Andrea Boni

Sono nato a San Terenziano nel comune di Gualdo Cattaneo in Umbria, dove vivo.
Sono medico urologo ed i miei impegni e incarichi professionali comprendono:
• l’attività presso un ambulatorio polispecialistico a Todi (del quale sono fondatore e titolare);
• la responsabilità del Servizio di Urodinamica, Andrologia e Riabilitazione del Pavimento Pelvico presso la clinica urologica di Perugia;
• l’attività in numerosi centri clinici dell’Umbria.
Come medico sono anche impegnato in campagne di prevenzione, consulenze e divulgazione scientifica. Ricopro il ruolo di Coordinatore Editoriale e membro permanente del Comitato Editoriale di “Medici Oggi” (Springer Healthcare) e responsabile della Sezione Healthcare del portale Frequenza Futuro (del quale sono anche cofondatore). Il mio obiettivo è di favorire l’innovazione nel settore della salute, migliorando la qualità delle cure e diffondendo la conoscenza medica, anche attraverso un sistema di assistenza più efficiente e sostenibile basato su un'integrazione più stretta dei servizi socio-sanitari.
All’impegno professionale ho sempre affiancato un autentico interesse per il bene della mia comunità e per la salvaguardia del territorio, seguendo, in questo, una lunga tradizione familiare. Ed è questa vocazione alla base anche del mio impegno politico.

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