Un’INCHIESTA apparsa in questi ultimi giorni sul Corriere della Sera e basata su recenti dati Istat, Eurostat, Open Polis e Con i Bambini rivela dati inquietanti rispetto alla situazione dei nostri GIOVANI nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni.
Che l’effetto post pandemia e le relative chiusure alla socializzazione, dovute ai lockdown che si sono susseguiti, avrebbero creato degli scompensi l’avevamo facilmente immaginato proprio durante quei giorni di ristrettezze ed eravamo stati facili profeti di sventure.
Ora però i numeri che emergono sono effettivamente impietosi: il 39% dei giovani italiani nella fascia under 18 soffre di DEPRESSIONE. Come ci informano gli psicologi e i terapeuti che hanno seguito quest’inchiesta, gli stati di ansia e disagio sfociano molto spesso nell’abbandono della scuola nell’11% dei casi e nella mancanza di inserimento nel mondo del lavoro nella fase successiva.
Proprio il mondo dell’istruzione diventa quello più penalizzante e penalizzato perché è proprio nell’ambito della scuola che i disagi aumentano, anche a causa delle disuguaglianze tra i giovani.
Quello che fino a qualche anno fa poteva sembrare un elemento positivo ossia il mischiarsi di varie categorie sociali e l’abbattimento delle barriere dovute alle differenti provenienze geografiche, culturali ed economiche ora sta diventando sempre di più un limite invalicabile per i nostri ragazzi, nel momento in cui le disparità aumentano e cresce, in chi rimane indietro, la sensazione dell’abbandono.
Se da un lato nell’ambito scolastico va ricreato quel patto tra docenti e famiglie perché gli istituti siano serbatoio di istruzione ma anche collante sociale, perché nessuno resti indietro, nel mondo del lavoro sono i salari ad essere deficitari e gli stipendi, rispetto alle media europea, al di sotto di una soglia mediamente decente almeno fino ai 35 anni di età del lavoratore.
A chi ci governa il compito di trovare delle soluzioni e seguire delle politiche di Welfare dedicate al mondo giovanile prima che sia troppo tardi e che una intera generazione vada persa e con essa la crescita prossima futura del nostro paese.
Un dato riassuntivo pone l’Italia assieme alla Romania al top in negativo della statistica: il 19% dei giovani tra i 15 e i 29 anni non lavora, non studia e non si forma.
L’allarme è lanciato, alla politica cercare di dare risposte adeguate e urgenti.