Percorrendo la E45, la grande strada che attraversa l’Umbria da Nord a Sud, all’altezza dello svincolo per Todi, sulla sinistra, si può notare un insieme di lievi colline degradanti dal più elevato sistema montuoso del Monte Martano. Ciascuna di esse presenta alla sommità caratteristici paesi di origine medievale, racchiusi all’interno di mura annerite dal tempo. Se non conosciuto, difficilmente si riuscirebbe ad immaginare che, al di sopra di esse, si estende un altopiano non ricompreso nei consueti circuiti turistici regionali: un insieme di valore storico-ambientale notevole la cui struttura geologica alterna spessi strati di travertino del quaternario ed ampi giacimenti di Pietra Rosa delle colline sovrastanti.
In passato, i romani erano soliti indicare questo luogo con il termine “Petrosa” o, meglio, “Locus petrosus”, proprio in virtù delle caratteristiche del suolo. Oggi, invece, viene semplicemente denominato come l’altopiano di San Terenziano e di Grutti, i due centri noti per la presenza di attività legate all’estrazione e alla lavorazione della pietra piuttosto che per le vestigia storiche ed artistiche che conservano.
La pietra di questo territorio, dalla caratteristica colorazione rosa tendente al bianco, nel corso dei secoli è stata ampiamente utilizzata per la costruzione degli edifici civili e religiosi delle città umbre e, ancora oggi, è molto apprezzata in edilizia. La sua dura e compatta conformazione calcarea, facilmente soggetta a sfaldarsi in scaglie irregolari, richiede grande abilità nella lavorazione e, almeno nelle finiture, richiede ancora l’utilizzo dei medesimi “arnesi” di una volta: solo il martello e lo scalpello, infatti, sono in grado di dare forma e preziosità alla levigata Perla Rosa dell’altopiano Petrosiano.
La lunga tradizione della lavorazione di questa “Perla” ha affinato e perfezionato l’ Arte dello Scalpellino, l’attività più significativa del territorio: un’arte tramandatasi per generazioni che, solo parzialmente ha risentito delle innovazioni apportate dai più moderni mezzi tecnologici. Fatta eccezione per l’utilizzo di più potenti e sicuri strumenti di estrazione, i nuovi macchinari, senza alterarne l’opera, hanno avuto il solo scopo di alleviare il tradizionale lavoro dei cavatori e degli scalpellini.
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