Perugia è innamorata (Parte 2)

Qui continuiamo (se non l’hai già fatto ti invitiamo a leggere la parte 1) a parlare di Perugia, del suo futuro e di quello dell’Umbria. Di un futuro ispirato, di cui Perugia è innamorata. Lo stiamo facendo con Andrea Stafisso, assessore del Comune di Perugia con deleghe strategiche: Sviluppo economico sostenibile, commercio e artigianato, smart city e innovazione tecnologica, transizione digitale, rapporti con università e istituti di alta formazione. Ad intervistarlo, per FrequenzaFuturo, ci sono Rolando e Tancredi Boco, Roberto Conticelli, Spartaco Gabellieri, Davide Mollica, Simone Ricci, Marco Schippa. Ora è il momento di parlare di modelli di sviluppo, di andare sul concreto, di avere chiare le strategie… perché gli amanti hanno bisogno di toccarsi.
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Qui continuiamo (se non l’hai già fatto ti invitiamo a leggere  la Parte 1) a parlare di Perugia, del suo futuro e di quello dell’Umbria. Di un futuro ispirato, di cui Perugia è innamorata. Lo stiamo facendo con Andrea Stafisso, assessore del Comune di Perugia con deleghe strategiche:  Sviluppo economico sostenibile, commercio e artigianato, smart city e innovazione tecnologica, transizione digitale, rapporti con università e istituti di alta formazione. Ad intervistarlo, per FrequenzaFuturo, ci sono Rolando e Tancredi Boco, Roberto Conticelli, Spartaco Gabellieri, Davide Mollica, Simone Ricci, Marco Schippa.

Ora è il momento di parlare di modelli di sviluppo, di andare sul concreto, di avere chiare le strategie… perché gli amanti hanno bisogno di toccarsi.  

 

FrequenzaFuturo: C’è un modello di sviluppo creato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, interessante, che è “l’impresa significante”, in cui con il tetraedro hanno costruito un modello che mette realmente a sistema il territorio, le aziende, l’imprenditore con la sua umanità. E sta creando uno sviluppo credo molto stimolante, innovativo, molto determinato, in cui chiaramente le specializzazioni delle aziende diventano significanti, perché un imprenditore di un’azienda funziona quando riesce ad esprimere un perché, un perché forte nel fare impresa. Questo è uno degli elementi, poi c’è tutto un modello di business, e credo che Perugia possa essere pronta a ispirarsi a un modello di questo tipo. Un modello che poi può aiutare a definire anche una nuova e più forte identità di Perugia, perché noi già abbiamo una grande fortuna nell’ avere una identità ben riconoscibile.

 Andrea Stafisso: È bellissima questa cosa, perché negli ultimi giorni mi sta capitando spesso di parlare del modello culturale di riferimento. È una cosa che abbiamo approfondito e discusso con il gruppo di lavoro durante la campagna elettorale, prima delle elezioni, sul modello di riferimento. È stata una cosa molto bella, in realtà, molto stimolante e devo dire che c’è stata una contaminazione interessante attorno un po’ a quello che è l’economia civile oggi ripresa dal mondo di Economy of Francesco, che tra l’altro è nel DNA del nostro territorio. E ben si lega a quello che dicevamo prima per quanto riguarda il principio che viene descritto come quello della fraternità, ma in termini più economici, è quello della reciprocità e cooperazione. Ovviamente su ogni modello economico, secondo me, non bisogna essere mai dogmatici. Cioè, è una contaminazione e innovazione continua è necessaria. Per esempio, dal mio punto di vista, gli aspetti di produttività e competitività in un modello di economia civile sono importanti, lo completano.  Però va un po’ nel solco di quello che dice Ca’ Foscari, cioè il retroterra culturale è molto interessante. Reciprocità che vuol dire fare sistema, vuol dire trovare modelli di cooperazione. Trovare schemi di collaborazione in grado di creare un sistema che produca valore. Poi c’è anche un discorso di comunicazione, noi abbiamo la fortuna di avere questa identità, questo biglietto da visita e lo dobbiamo anche un po’ coltivare. E dentro questo troviamo anche i perché del nostro fare impresa, che probabilmente sono legati alla qualità del lavoro e dei prodotti.

Secondo me un’altra componente essenziale del fare impresa è quella della creatività. E la creatività ci apre alla cultura in senso ampio. Fare cultura vuol dire portare esperienza, raccontare storie, fare esperimenti. Noi abbiamo grandi istituzioni culturali, alcuni giorni fa ad esempio eravamo alla presentazione della Galleria Nazionale dell’ Umbria e anche lì c’è sperimentazione oltre che tradizione. Questa è creatività, ripensare dei luoghi che favoriscano questo. La cultura, la democrazia nasce, quando si ripensa il luogo in cui fare cultura, l’agorà aperta. Quindi ripensare un luogo culturale – sono le parole della sindaca – ha un impatto sulla società. Ripensare anche un luogo di cultura in termini di contaminazione e creatività, probabilmente è un altro aspetto che ci consente di individuare il perché stiamo facendo qualcosa.

 

FrequenzaFuturo: Entriamo su un aspetto pratico.  Abbiamo toccato tanti temi e chiaramente c’è un ruolo dell’amministrazione per incidere sul territorio, con modelli di sviluppo, attività, servizi. Abbiamo parlato di servizi e di facilitazioni. E, attraverso i servizi, far incontrare imprese, cittadini, creare sinergie. Per fare questo, però, una amministrazione ha bisogno di una macchina amministrativa. Non basta solo la visione, non basta solo l’assessore, serve qualcuno che lavori. Ecco, di una macchina amministrativa – parliamo di quella del Comune di Perugia che immaginiamo lei stia iniziando a conoscere – è facile dire che è una risorsa, ma ci sono sempre delle criticità. Quali sono? E come un’Amministrazione può incidere sulla macchina amministrativa per portarla dove la propria visione vuole andare?

Andrea Stafisso: Grazie per questa domanda. È correttissimo, noi da soli non potremmo fare nulla, il capitale umano ancora una volta è quello decisivo. Proprio per questo a me piace parlare di squadra comunale e non di macchina comunale. Non è una cosa che mi invento io, è una cosa che mutuo da altri contesti organizzativi e come in tutti i contesti organizzativi anche in Comune ci sono cose che vanno bene e cose che vanno meno bene. Sì, sto conoscendo adesso tutto il gruppo di lavoro. Devo dire che ho riscontrato veramente un bello spirito di apertura, di collaborazione che mi ha fatto molto piacere. Ho visto grande dedizione e ho visto dei percorsi che non conoscevo e che mi è dispiaciuto che non conoscessi prima, perché evidentemente non sono stati comunicati. Ho visto altre amministrazioni pubbliche precedentemente nella mia vita da consulente per la pubblica amministrazione ma, ad esempio, un data center come quello che abbiamo noi, costruito un po’ nel silenzio dalla squadra del ICT e networking, io non me l’aspettavo, ed è un’opera fatta con dedizione, pezzo dopo pezzo, con costanza. Stesso discorso per la rete. Il Comune di Perugia ha una tripla rete. Abbiamo due backup, fatta tutta in efficienza, cioè valorizzando quello che c’era, agganciando fibre dove già erano presenti… è stato fatto un lavoro importante. E cito questi esempi per dare concretezza a quello che sto dicendo, cioè sto trovando uno spirito di collaborazione e anche di dedizione alla causa molto importante. Lo stesso vale per il mondo del commercio e dei servizi alle imprese, dove ci sono ovviamente grandi esposizioni e contatti con i cittadini e le imprese, dove bisogna avere una gestione sempre molto attenta e precisa. Detto ciò, io penso che una cosa che si debba fare è rivedere le modalità di formazione, ingaggio e comunicazione interna, nel senso che le forme tradizionali non sono più in linea con quella che è la velocità di oggi. Faccio un esempio sulla formazione: io penso che sia molto più efficace una formazione puntuale, individuando delle figure in ogni ufficio, piuttosto che una formazione urbi et orbi. Ad esempio, gli uffici hanno strumenti di produttività e piattaforma collaborative all’avanguardia, cosa che tra l’altro non tutti gli enti hanno, ma ancora l’adozione non è assolutamente sufficiente, in pochi li sfruttano. Per diffondere il loro utilizzo io sono contrario a lezioni frontali, sono molto più favorevole invece all’individuazione all’interno dell’ufficio di persone che si fanno sponsor di questo. Altra cosa importante è lavorare  sulla brand reputation dell’ente e il conseguente ingaggio delle persone delle amministrazione. In genere non si lavora abbastanza su questo, sull’immagine dell’ente, ma questa poi si traduce in attrattività, in giovani a cui interessa venire qua.  Ed io ho bisogno di giovani che vogliono venire a lavorare in Comune. Innanzitutto, per l’impatto sulla comunità, ma anche perché è un luogo in cui lavorare ed esprimere se stessi. Su questi aspetti dovremo lavorarci seriamente. Cosa vuol dire questo concretamente? Può volere dire anche di responsabilizzare tutti nel prendere decisioni sull’attività interne. A livello di immagine, per esempio, se voi scrivete al Comune, sotto la mail di risposta… ognuno ha la sua.  Questa cosa mi fa impazzire. Chi deve decidere quale è la firma? La devo decidere io oppure troviamo un modo per deciderla insieme? È un aspetto di responsabilità. Io ho avuto la possibilità di lavorare sull’organizzazione del personale, ed è un percorso. Anche le organizzazioni più efficaci ed efficienti del mondo non sono una fotografia cristallizzata, sono sempre in evoluzione. Ripeto, io penso di aver trovato un capitale umano di qualità, professionisti che ci tengono, perché poi se stai in Comune, effettivamente, tu ti senti responsabile della tua propria comunità. Questa è una cosa bellissima. E d’altro canto dobbiamo intraprendere un percorso di innovazione graduale inserendo nuovi principi organizzativi. Banalmente, il fatto che io, anche come Comune di Perugia, posso fare bella figura quando mi arriva qualcuno da fuori, perché ho un bel pannello esplicativo e non un foglio appiccicato, deve essere una cosa propria dell’Amministrazione. È un percorso che secondo me, c’è la volontà di intraprendere ma va un po’ stimolato. E su altre questioni più di natura tecnica, come sul mondo ICT, abbiamo tutto un insieme di fornitori e quindi lì c’è la questione di gestione del fornitore che è un tema un po’ più complesso. E poi importante è il fatto che il Comune, la sua organizzazione, non è che è un’isola che non si deve contaminare con il resto della città.  E quindi è necessario, per noi come per altri enti, l’aprirsi alla città, il parlare con l’ente a fianco. Possiamo fare cose insieme secondo schemi che la norma stessa ci consente.  Quindi anche lavorare in questo senso è una cosa importante per rafforzarsi.

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L’assessore Andrea Stafisso

FrequenzaFuturo:  Grazie Andrea, quello che abbiamo sentito oggi, l’abbiamo aspettato per 55 anni! Grazie per la competenza, per la visione. Grazie per le cose che ha detto.  Certo, ci vuole coraggio per fare qualsiasi cosa, per amministrare qualsiasi cosa. Rischiando qualche volta anche il fallimento. Noi dobbiamo impegnarci in maniera nuova e assidua perché i nostri giovani rimangano qui. Quei giovani, sui quali abbiamo tanto investito, come famiglie, istituzioni, università, ci piacerebbe che trovassero la loro dimensione di cittadini-lavoratori, qua in questo nostro territorio.

 Andrea Stafisso: Io vi ringrazio tutti quanti per l’invito, è stato molto piacevole parlare con voi di questi argomenti. Mi fa piacere avere queste conversazioni perché  mi consente di raccontare quale sia la direzione che vogliamo perseguire e che faremo tutto quello che è possibile per arrivare alla meta. Io dico sempre, che come amministrazione noi non accontentiamo nessuno, noi non vogliamo accontentare nessuno. Noi dobbiamo prendere decisioni secondo la visione di città che abbiamo nell’interesse pubblico generale. E questo cercheremo di fare.  lo faremo coinvolgendo tutti e ascoltando tutti e garantendo pari opportunità a tutta la città, per farla crescere armonica, per avere dei regolamenti semplici, chiari e applicabili. Insomma, la direzione è questa, e mi fa piacere fare questi confronti perché aiutano anche nella costruzione della visione raccogliendo anche stimoli importanti. E voglio chiudere su una cosa, perché si lega al discorso del territorio. L’Italia è stata fatta grande perché i territori hanno espresso una ricchezza imprenditoriale, culturale e sociale. I territori, non i grandi centri urbani. L’Italia è fatta di questo, perché se uno vede il modello francese, è completamente diverso e opposto.  Però questo meccanismo è entrato in crisi perché la globalizzazione prevede delle grandi reti di collegamento su cui passa l’alta specializzazione, pensiamo come Milano siamo molto più simile a Monaco di Baviera che a Pavia. Milano ha le esigenze di Barcellona, non ha quelle di Brescia. Milano funziona come Hub di ingresso al mercato italiano. Per tutta una serie di ragioni la porta è quella. Quindi noi abbiamo una polarizzazione delle richieste sulle aree metropolitane globali che producono il 50% dei brevetti tecnologici al mondo, occupando lo 0,3% del territorio. È una polarizzazione estrema, e noi in Italia la sentiamo tanto perché abbiamo un modello basato sui territori. Per essere competitivi quindi si sposta non tanto la produzione ma l’intellighenzia sui grandi Hub metropolitani. Quindi questo scenario ci mette difronte ad un depauperamento dei territori. Cosa facciamo quindi? Chiudo da dove sono partito. Fare sistema, specializzarci, perché più sono forte su quell’ambito più sono competitivo e riesco a creare un indotto intorno. E poi, da Amministrazione di Perugia, ci dobbiamo mettere in testa che il modello che dobbiamo avere è quello di un Hub urbano. Perugia deve essere un centro urbano che attira, che traina il territorio circostante. Perugia si deve collegare in maniera efficace alle direttrici di sviluppo come le linee di trasporto di lungo raggio, quello è importante per tutta la regione, anche se io sto a Marsciano e non ho la stazione vicina. Sono due cose diverse, c’è il breve raggio e il lungo raggio. Io devo arrivare facile a Perugia perché una volta a Perugia arrivo facile a Firenze. Questo è il ragionamento che dobbiamo fare. Perugia deve diventare il centro urbano che traina il territorio. Se noi non ritroviamo una specializzazione dei ruoli, non abbiamo un Hub urbano che si aggancia allo sviluppo, se non facciamo sistema, se non troviamo delle cose che sappiamo fare bene e le colleghiamo ad una programmazione di formazione del capitale umano, forniamo il capitale umano, anche quello che non lavora, perché deve accedere ai servizi deve comprendere quello che sta accadendo. Se tutto questo non lo leghiamo alla qualità della vita che Perugia può cercare di garantire e di conquistare… allora tante altre cose verranno meno. Siamo consapevoli che serve allargare lo sguardo al contesto generale. Perché se sappiamo cosa c’è intorno, allora proviamo nel piccolo a fare dei tentativi coerenti di sviluppo in un certo tipo di direzione. Insomma, i piccoli margini di manovra che abbiamo devono essere sempre coerenti con il contesto generale.

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