Li vedevamo nei film futuristici fino solo a un decennio fa e ora sono arrivati tra noi con conseguenze tutte da verificare. Sono gli umanoidi.
Avevamo già assistito all’affacciarsi sulla scena del mondo della scoperte e dell’innovazione di robot di vario tipo e misura, ma Tong Tong, la bimba umanoide che è stata presentata nei giorni scorsi al Forum Zhong-guancun di Pechino, è qualcosa che va oltre.
Tong Tong è un prototipo bimba di tre anni creato grazie di intelligenza artificiale dagli scienziati cinesi ed è capace di interagire con persone più grandi di lei, come fosse una bambina e in carne e ossa ,capace di aiutare mamme e papà nelle faccende di casa oppure tenere compagnia a nonni bisognosi di averne o a persone sole con le stesse esigenze di socialità. Tong Tong, quindi, è capace di spostare oggetti da una stanza all’altra della casa, di pulire e togliere tracce di sporco, di avere le reazioni capricciose tipiche di una bimba di quell’età grazie ai suoi sensi sviluppati.
Tong Tong ha fame, ha sete, si annoia, prova stanchezza e sonno.
Tutto grazie all’Intelligenza Artificiale che per il momento ne limita la mimica facciale ma che, secondo gli scienziati del Bejing Institute for Artificial Intelligence, entro i prossimi tre anni di ricerca svilupperà l’ intelligenza emotiva di una ragazza 18 anni e potrà avere amici e amiche, andare a scuola e comportarsi come un’adolescente, con tutte le caratteristiche e la vita di una ragazza di quell’età. Una invenzione con delle finalità sicuramente buone ma che porta a delle riflessioni e perplessità.
Al di là di principi etici e morali sulla giustezza o meno di vite virtuali e partorite in laboratorio, ma se a qualche “scienziato pazzo”, qualche dottor Stranamore, come nei film di fantascienza horror, venisse in mente di creare umanoidi distruttivi e con sentimenti malvagi, opposti a quelli di Tong Tong, cosa accadrebbe?
Non sono già abbastanza dolorose le guerre tra umani per rischiare di dare vita a conflitti tra o contro umanoidi? Fino a che punto la scienza ha “carta bianca” nella ricerca e nell’innovazione e chi ci garantisce su una Intelligenza Artificiale che abbia solamente scopi benefici e al servizio dell’umanità?
È di un paio di settimane fa la visita in Italia dell’amministratore delegato di Cisco System Inc., la multinazionale americana dell’innovazione, Chuck Robbins che si è recato in Vaticano per la firma dell’appello “Rome call for AI Ethics”, una adesione che impegna il grande player statunitense ad avere un approccio etico e morale al tema dell’intelligenza artificiale.
Un appello fortemente voluto dalla Pontificia Accademia per la Vita e dalla Fondazione RenAIssance presiedute da Monsignor Vincenzo Paglia ed al quale avevano già aderito Microsoft e IBM.
La speranza è che a queste importanti firme segua poi l’applicazione dei principi del testo e che una straordinaria innovazione come l’AI venga veramente messa al servizio dell’umanità e a scopi benefici. Che ci si cauteli e preservi da un uso delittuoso e letale della stessa è doveroso. Rischi di un uso malevolo che l’umanità sta già correndo ad esempio con il nucleare e che non può permettersi di raddoppiare con l’intelligenza artificiale.