Quando scappa la pipì, buone e cattive abitudini

L’abitudine a trattenere l’urina rappresenta la maggiore delle cosiddette unhealty toileting behaviours. Questa cattiva abitudine, perpetrata per anni, soprattutto in età lavorativa, determina profonde alterazioni della dinamica minzionale. Tutto ciò la porta ad essere spesso all’origine di Infezioni delle Vie Urinarie (IVU) ricorrenti, sotto forma prevalentemente di cistiti.

Alcune situazioni in particolare, quali l’essere impegnati sul luogo di lavoro, essere in viaggio o non avere un servizio igienico adeguato nelle vicinanze, pongono le condizioni per questa cattiva abitudine. Normalmente, attorno a circa 300 ml di riempimento vescicale i centri superiori possono permettere lo svuotamento oppure inibirlo, se riteniamo che il momento non sia idoneo alla minzione. Le recenti restrizioni pandemiche nei locali pubblici hanno ulteriormente aggravato questa tendenza tipica del sesso femminile dovuta primariamente alla impossibilità ad usufruire di servizi igienici “familiari”.
Se, da un lato, è vero che la capacità di trattenere l’urina sia indice di buona capacità sfinterica e di un pavimento pelvico tonico, è altrettanto vero che l’abuso di questa capacità, nel lungo termine, possa condurre a conseguenze negative sulla salute del nostro apparato urinario. Non è raro osservare in questi casi come l’associazione con lo “svuotamento disfunzionale”, caratterizzato dalla contrazione del pavimento pelvico con stasi di urina, favorisce l’assorbimento delle tossine, con conseguente irritazione della mucosa vescicale, e la colonizzazione batterica, aumentando il rischio di infezioni urinarie.

Da alcune osservazioni cliniche emerge, parimenti, che le donne in età lavorativa, che non abbiano la possibilità di usufruire quotidianamente degli stessi servizi igienici per impegni in diverse sedi, tendano inevitabilmente a posporre indefinitamente la minzione fino addirittura, molto spesso, al rientro al domicilio. È stata osservata, in alcune categorie, una maggior incidenza nelle quali è frequente l’abitudine di rimandare la minzione nonostante lo stimolo, come le infermiere o le parrucchiere (nurse bladderhairdresser bladder). Ovviamente, quando questo comportamento venga reiterato costantemente, si possono avere ripercussioni serie sull’apparato urinario: la sensibilità vescicale può essere danneggiata e la capacità vescicale può aumentare, portando a elevati residui post-minzionali e determinare reflusso vescico-ureterale di urine infette ai reni, con necessità di trattamento ospedaliero proprio a causa della impossibilità di trattare lo stato settico con antibiotici non parenterali, a causa delle resistenze prodotte dall’ utilizzo frequente di antibiotici in automedicazione durante le cistiti.

Esempi di unhealty toileting behaviours

  • La posizione “accovacciata” (squatting), frequente anch’essa nel sesso femminile, si associa a una riduzione dei flussi urinari e a un incremento del residuo post-minzionale. In particolare, quest’ultima abitudine sarebbe presente nel 25-85% delle donne quando sono fuori casa per non toccare la superficie del water.
  • Il convenience voiding, ovvero la minzione effettuata in assenza di stimolo (MINZIONE PREVENTIVA), che si riscontra prevalentemente in donne sane ma anche in pazienti che urinando con maggior frequenza pensano di poter prevenire sintomi come urgenza o incontinenza; questo comportamento potrebbe condurre a sintomi di vescica iperattiva.
  • Un’altra abitudine comune è l’uso del torchio addominale, il cui utilizzo non è chiaro se è frutto di un’abitudine acquisita nel tempo o il risultato di disfunzioni delle basse vie urinarie; ricordiamo che, in assenza di patologie ostruenti la vescica riesce a svuotarsi senza l’ausilio della muscolatura addominale.
Andrea Boni
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