Educare al valore dell’etica è utile alla società (parte 2)

Questa la novità: la migrazione dai territori dell’Immagine, ai territori della Reputazione si accompagna alla scoperta di nuove logiche di comunicazione basate sui valori guida eticamente fondati.
Educare al valore dell’etica è utile alla società (parte 2)

Verso nuove logiche di comunicazione.

Questa la novità: la migrazione dai territori dell’Immagine, ai territori della Reputazione si accompagna alla scoperta di nuove logiche di comunicazione basate sui valori guida eticamente fondati, sulla reputazione e sulla fiducia conquistate attraverso nuovi processi in cui diventa fondamentale la capacità di relazionarsi con la società e in particolare con i gruppi e gli individui i cui bisogni possono influire sul raggiungimento degli obiettivi dell’Impresa. L’obiettivo primario di ogni Impresa è stato sempre quello di raggiungere “il proprio Pubblico”, in gergo pubblicitario Target (obiettivo da centrare). Nella Comunicazione Responsabile ed Etica il
pubblico si chiama Stakeholder (to hold a stake) significa possedere un interesse, nel senso di un diritto. In sostanza lo Stakeholder è colui che ritiene di avere diritto di entrare in relazione con una determinata organizzazione, è un soggetto le cui opinioni e decisioni, i cui atteggiamenti e comportamenti possono favorire o ostacolare il raggiungimento di uno specifico obiettivo dell’organizzazione. Gli Stakeholder sono sostanzialmente dei soggetti consapevoli di avere il diritto ad interloquire con l’Impresa. Insomma un “Target Responsabile ed emancipato” che conosce e vuole partecipare, come diritto acquisito, all’evoluzione del Mercato.

Questi alcuni estratti di un testo interessantissimo: COMUNICARE LA RESPONSABILITA’ SOCIALE, a cura di Nicoletta Cerana, collana diretta da Giampaolo Fabris.

Argomento questo che ha saputo stimolare la mia attenzione, dando vita ad un percorso culturale, che mi ha permesso di riappropriarmi dell’uso di concetti e parole cadute nella “ruggine del tempo”.

Le parole: ETICA, FILOSOFIA, SOCIETA’, SOFISMA, SOCIOLOGIA ed altre, hanno fatto la differenza del mio studio, queste parole mi hanno fatto comprendere quanto il nostro viaggio sia ricco ed emozionante e sempre attuale nella parola: UOMO, sempre pronto a conoscere e riconoscere strade e percorsi antichi, in nuovi percorsi, ogni volta che la società cambia e si evolve, dobbiamo essere pronti a cambiare e… possibilmente in meglio.

Sarebbe stupendo avvicinarsi ogni volta ad un argomento importante e poter avere la possibilità e il tempo per studiarne i piccoli particolari ed addentrarsi in quello che può essere l’essenza della problematica; questa la giusta condizione di vivere qualsiasi esperienza come protagonista e uomo capace di realizzare un percorso ben definito.

ETICA:
1) Studio della determinazione della condotta umana e della ricerca dei mezzi per attuarla concretamente.
2) Insieme delle norme di condotta pubblica e privata che secondo la propria natura e volontà, una persona o gruppo di persone scelgono e seguono nella vita, in una attività ed altro.
3) Scienza della morale, cioè la scienza filosofica che ha per oggetto le leggi del giudizio, in quanto esso ci consente di distinguere il bene dal male, accogliendo il primo e respingendo o evitando il secondo.
L’Uomo, secondo Aristotele, è un’animale politico cioè socievole. L’Uomo è morale perché sociale, e la moralità, ha nella società il primo fondamento, di qui l’umanità è giunta a riconoscere il valore e la necessità d’una legge morale.
L’Etica ebbe per padre Socrate (il sapere è base della virtù) fu poi con il cristianesimo connessa con il (dogma); dal dogma venne successivamente distaccata dalla filosofia moderna, che prima diede ad essa una base psicologica (i liberi pensatori inglesi e francesi del sec. XVIII) e poi vi applicò il principio Kantiano,  secondo cui la moralità non è altro che la propria intima legalità della ragione (l’imperativo categorico). Mentre i filosofi Kantiani solevano porre l’etica al di sopra della morale, Hegel designò con l’etica il campo della moralità e con la morale il campo dell’intenzione soggettiva. In Francia (Comté) ed in Inghilterra (Spencer) posero alla base dell’etica il principio della Sociologia.

Anche la Filosofia e la Sociologia vanno comunicate, la comunicazione è un elemento che fa parte della natura dell’uomo: nessuno può vivere e comprendere senza comunicare.

Credo che in questo momento Storico ed Economico, la nostra Società abbia il dovere di fare una grande e profonda riflessione: quella di cosa comunicare e come comunicare, e dopo avere bene comunicato “il Dire”, sempre di più, dovrà saper mettere in atto le migliori soluzioni “nel Fare”.

In realtà, nella comunicazione di massa, così come è oggi praticata, nell’affrontare temi politici, sociali e culturali non si riesce a fare il necessario distinguo tra fatti ed opinioni. Le opinioni diventano “fatti” e i fatti davvero accaduti diventano “opinioni” bene mascherate, più o meno, da impostazioni ideologiche o da ottiche personali.
Secondo Karl-Otto Apel, autore di importanti testi relativi all’Etica della Comunicazione quali “Comunità e Comunicazione”, “Pragmatismo verso pragmatismo” nel precisare le linee guida della sua Etica, fa una distinzione tra Etica deontologica del discorso, e quindi relativa ad una comunità ideale della comunicazione e l’Etica della Responsabilità relativa alla comunità reale e storica in cui vivono norme di razionalità strumentali, e sostiene che: ”La vera sfida sta nel distinguere una comunicazione in grado di emanciparci, da una comunicazione fondata sulla dissimulazione tesa a sostenere una visione particolare, dove la  dissimulazione nasce da un racconto presumibilmente veritiero o corretto ma che in realtà sottintende orientamenti ben definiti”.

Ma come può la Comunicazione essere Etica?
Una Comunicazione per essere Etica deve avere due caratteristiche:
– avere al centro l’uomo;
– trasmettere novità.

Una Comunicazione di valore si distingue per il suo modo di essere neutrale, saranno poi i suoi contenuti, rispetto ad un sistema valoriale, a renderla Etica o meno, e comunque per potersi definire Etica, deve possedere sempre la vocazione del farci crescere, del renderci consapevoli.

“Alla fine dell’800, negli Stati Uniti con Roosevelt, subentra un maggior senso della collettività consapevole e la constatazione di un’inscindibile interdipendenza fra l’Impresa e l’ambiente sociale in cui essa opera.
Già negli anni ’20, i manager delle prime grandi corporation Americane (General Elettric) in testa si rendono conto di condizionare in vario modo, con le loro azioni e decisioni non solo la vita dei loro azionisti ma anche la vita dei loro dipendenti, dei loro clienti e della società più in generale.
Tuttavia solo nel 1947 questa consapevolezza si traduce nel primo codice Etico d’Impresa.
E’ il “Credo” con cui Johnson & Johnson sintetizza la propria filosofia di gruppo affermando esplicitamente di avere precise responsabilità verso tutti i propri interlocutori : dagli azionisti, ai medici, dalle infermiere, ai pazienti, ai clienti, ai dipendenti fino alla comunità in generale”

Tutti questi signori molto più tardi si sarebbero chiamati “STAKEHOLDER” ma loro ancora non lo sapevano.

Oggi, dopo 70 anni, tanta parte della società mondiale, anche la più evoluta, al di fuori di ambienti specialistici, non conosce minimamente questi processi.

La Responsabilità Sociale di Impresa è sicuramente una comunicazione difficile da realizzare, che non riesce a permeare, non riesce a farsi strada tra le troppe interpretazioni tra quello che è ETICO e cosa NON E’ ETICO, dimenticando che l’uomo nasce ETICO, e basta consultare un vocabolario per capire un concetto tanto nobile, quanto difficile da attuare.

E’ questione di scelte precise che Società culturalmente progredite come la nostra, devono saper affrontare, creando un’educazione capace di cambiare la rotta che l’affarismo non Etico ha impresso a questo MONDO.

La mia, e nostra speranza deve sostenere, con forza, il concetto che:
non è mai troppo tardi, ma … nemmeno troppo presto per formare persone a essere o a diventare  responsabili anche nelle semplici azioni quotidiane. Si parla da anni di comunicazione sociale, di comunicazione responsabile e di comunicazione Etica, da altrettanti anni si stanno investendo risorse, energie e denaro per sensibilizzare il pubblico ad orientare le proprie attività (personali e d’affari) verso la consapevolezza del “RISPETTIAMO QUANTO CI CIRCONDA, PER RISPETTARE NOI STESSI”.

Forse è arrivato davvero il momento che si auspicava TUV Italia nel contenuto di una interessante campagna Social di qualche anno fa, che ci invitava a guardare il mondo con gli occhi sempre nuovi, come quelli di un bambino: LA REALTA’ PUO’ ESSERE UN MONDO FANTASTICO. Dove un ragazzo con la sua fantasia immagina una bella mucca sopra al suo tavolo, mentre la mattina fa colazione e il prodotto incontaminato “dal produttore al consumatore” sa donare tutta la sua genuinità sapore e odore fresco e buono.
L’ispirazione è venuta ricordando la famosa frase del presidente Robert Kennedy “Ci sono coloro che guardano le cose come sono e si chiedono perché? Io sogno cose che non ci sono mai state e mi chiedo: perché no?”
Frase questa, che possiede la forza dirompente, quella che ti permette di pensare e realizzare grandi imprese che fanno la storia, di trovare il coraggio di osare quello che fino a quel momento era stato ritenuto impossibile.
Anche il mio sogno è questo, e spero che sia anche di tanti altri intrepidi e coraggiosi imprenditori e professionisti che hanno scelto di costruire un mondo diverso, capace di volare alto perché chi viene dopo di noi, possa saper continuare la nostra stupenda vocazione: VIVERE PER LASCIARE E COLTIVARE, non per  DEPREDARE E DISTRUGGERE, VIVERE PER COSTRUIRE MONDI NUOVI … e a noi BASTA UN VILLAGGIO !

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