La difficoltà a prevedere il futuro sempre più spesso sta rappresentando per le persone un peso insostenibile: sono ormai numerosi gli studi che hanno evidenziato le conseguenze psicologiche, derivanti dal ripetersi di tali situazioni che, sommate a condizioni di difficoltà o insoddisfazione professionale, possono compromettere in maniera decisiva la qualità della vita delle persone. Ciò è vero in particolare per i più consapevoli e per coloro che vivono una condizione in cui sentono di non riuscire ad esprimere tutto il proprio potenziale.
Tale situazione è resa ancora più critica dalla necessità di dover rivedere costantemente il proprio progetto personale e professionale per il futuro. A questo occorre poi aggiungere l’accelerato processo di obsolescenza delle competenze tecniche e professionali, tanto che sarà sempre più difficile ancorare la propria sicurezza esclusivamente alle competenze tecniche possedute.
C’è un modo, quindi, per sopravvivere alla velocità e alla liquidità del nostro tempo? Certo, è rendersi conto che si vive in una società che richiede, per essere capita ed affrontata, abilità e competenze che mettano le persone in grado di accogliere ed affrontare i cambiamenti. In sostanza, ciò che conta e conterà sempre di più sono le risorse personali che le persone possiedono o sono disposte ad allenare e la capacità di affrontare in modo positivo e flessibile i cambiamenti e le difficoltà, riadattando costantemente le proprie strategie al contesto, ai vincoli ed alle opportunità che si presentano, nel quadro delle proprie possibilità e delle proprie aspirazioni.
Accompagnare le persone a riconoscere e valorizzare i propri talenti e nel prendere decisioni consapevoli e adeguate, può rappresentare una strategia per affrontare e superare in modo efficace i momenti di cambiamento del presente. Le life skills, ossia capacità e competenze, motivazioni e aspettative, desideri e speranze, inoltre, saranno sempre di più il patrimonio cui attingere per vivere al meglio il mondo del futuro.
“La bellezza salverà il mondo”: queste sono le parole di Ippolit, personaggio tormentato del romanzo L’idiota di Dostoevskij. La bellezza, infatti, sembra essere l’unica occasione di riscatto del mondo da una condizione umana ed esistenziale così compromessa, come quella che l’autore ci descrive. Alla bellezza, infatti, è affidato il potere di “guarire” il disordine che sembra caratterizzare la realtà del mondo.
Passando per il concetto di bello di Platone, inteso come “splendore del vero”, e di bellessere di Enzo Spaltro, inteso come speranza di benessere, il richiamo alla bellezza e alla ricchezza dei talenti personali sembra, infatti, l’unica strada da percorrere per superare l’incertezza permanente che sta mettendo in crisi le dimensioni costitutive più profonde della personalità e del comportamento umani.
In futuro, infatti, non ci sarà tanto da imparare. Ci sarà soprattutto da essere.
Elisabetta Boeddu
Psicologa e Psicoterapeuta