Negli anni ’30, Elmer Wheeler – uno dei primi grandi copywriter americani – rivoluzionò il modo di comunicare un prodotto con una frase che ancora oggi vale oro nel marketing,
“Don’t sell the steak — sell the sizzle.”
In inglese, sizzle indica quella promessa sensoriale ed emotiva che anticipa il piacere del prodotto.
La sua intuizione era semplice e geniale, le persone non comprano ciò che un prodotto è, ma ciò che fa sentire. Non cercano caratteristiche, ma esperienze. Non vogliono dati tecnici, ma storie in cui riconoscersi.
A quasi un secolo di distanza, in un’epoca dominata da funnel, A/B test e automazioni, il principio di Wheeler è più vivo che mai. Il digital marketing ha moltiplicato i canali e le metriche, ma il suo cuore resta lo stesso. Muovere le persone attraverso le emozioni.
Dallo sfrigolio al click: il marketing che coinvolge
Pensiamo a una campagna social, a una landing page o a un’email automatizzata.
Ogni contenuto ha un obiettivo preciso, guidare l’utente a un’azione. Ma prima ancora di cliccare, quell’utente deve sentire qualcosa.
Un’azienda che parla solo delle proprie funzionalità o dei vantaggi tecnici rischia di restare invisibile in mezzo al rumore digitale.
Chi invece racconta il “perché” dietro al prodotto – la trasformazione che promette, il valore che genera, il senso che trasmette – riesce a creare una connessione.
Non vendi un software gestionale, vendi tempo liberato per concentrarti sul tuo business.
Non vendi una macchina utensile, vendi precisione, affidabilità e tranquillità per chi produce.
Non vendi un corso online, vendi la possibilità di migliorare la propria vita professionale.
Questo è il “sizzle” digitale, la capacità di tradurre caratteristiche in emozioni, dati in desideri, funzionalità in benefici umani.
Lo storytelling come strumento di conversione
Nel digital marketing, il copywriting persuasivo e lo storytelling autentico sono i due alleati per portare avanti il principio di Wheeler.
Un funnel ben costruito non serve solo a vendere, ma a guidare un’esperienza.
Ogni step — dall’annuncio al form di contatto — deve nutrire un’emozione coerente, curiosità, fiducia, desiderio, sicurezza.
Ecco perché le aziende più efficaci non parlano di sé, ma delle persone a cui si rivolgono.
I loro contenuti non descrivono prodotti, raccontano trasformazioni.
I loro case study non sono numeri, ma storie di successo.
Le loro call to action non spingono, ma invitano a un passo successivo naturale.
Il valore dell’autenticità nell’era dei dati
Oggi possiamo misurare tutto, click, engagement, conversion rate, retention.
Eppure, la metrica più importante resta invisibile, quanto un messaggio emoziona.
La sfida del digital marketer moderno è unire analisi e umanità.
Dati e empatia. Funnel e storytelling.
Non è un aut-aut, ma un equilibrio, la strategia serve a capire cosa funziona, ma solo l’emozione fa sì che funzioni davvero. Nel mondo dei numeri, la differenza la fa sempre l’emozione.
Elmer Wheeler non aveva algoritmi né CRM. Ma aveva capito qualcosa che ancora oggi è la chiave del marketing efficace, le persone non comprano prodotti, comprano emozioni.
Che tu stia scrivendo un post LinkedIn, progettando una landing page o ottimizzando una campagna ADV, ricorda, non stai vendendo la bistecca. Stai vendendo il suo sfrigolio — quel suono che promette piacere, valore e trasformazione.
Marco Schippa
Business Developer
Art Direction
Digital Communication Strategist
Business Designer
marco.schippa@madeinitalylab.it
								
															
                                    
